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Poco più di due settimane dopo il decesso di Jimi Hendrix, il pomeriggio di domenica 4 ottobre 1970, Janis Joplin, una delle voci più sensazionali di tutti i tempi, doveva presentarsi negli studi della Sunset Sound di Hollywood per registrare la traccia vocale di una canzone che diventerà il suo epitaffio: Buried alive in the blues.
Quando non la vide arrivare, il manager del suo gruppo, John Cooke, andò a cercarla al Landmark Motor Hotel dove Janis alloggiava dall’agosto. Appena arrivato, Cooke notò che la Porsche con la carrozzeria psichedelica dell’artista era ancora nel parcheggio. Il cattivo presagio che lo sfiorò si materializzò all’interno dell’albergo: riversa a terra nella sua stanza, Janis Joplin giaceva stroncata da un’overdose di eroina.
Secondo Cooke, la rocker doveva essersi iniettata, inconscia del pericolo, una dose più potente del solito, così come sarebbe stato dimostrato dagli altri incidenti da overdose in cui incapparono diversi clienti riforniti dallo stesso spacciatore della Joplin.
Quel 4 ottobre, al ventottesimo compleanno di Janis Joplin mancavano solo tre mesi e diciassette giorni.
Janis Joplin morì per overdose di eroina. La cantante venne poi cremata al cimitero del Westwood Village Memorial Park di Westwood, California, e le sue ceneri furono sparse nell'Oceano Atlantico.
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