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Dopo tre anni di incredibili successi, di vendite, di dischi d’oro e di platino anche per i Cream è arrivata l’ora di dire Goodbye al mondo musicale. I continui, costanti, litigi tra i tre musicisti hanno decisamente rovinato il progetto. Troppe prime donne con i loro isterismi hanno minato ormai il progetto stesso di gruppo. Ognuno è convinto che il monicker “Cream” sigilli la propria formazione. Anche la stampa non scherza ad alimentare questa lotta, ed ecco che abbiamo i “Cream di Eric Clapton”, i “Cream di Ginger Baker” e i “Cream di Jack Bruce”. È troppo. Complice anche una pessima recensione di Rolling Stones che manda in depressione Clapton, la band si imbarca in un tour di addio, immortalato anche in pellicola. Per esigenze contrattuali però devono pubblicare ancora un album. Il titolo non lascia dubbi al suo contenuto. Un disco di addio per tutti proprio perché ognuno dei tre membri ha già la testa al progetto futuro della propria carriera, Blind Faith per Clapton e Baker e solista per Bruce. Che Goodbye sia un disco raffazzonato lo si vede immediatamente. Trenta minuti scarsi, solo sei brani di cui tre già pubblicati e presentati dal vivo. Apre la vecchia I’m So Glad. È notorio che i Cream dal vivo sapevano suonare, quindi anche un pezzo banaluccio come questo acquista un vigore che in precedenza non aveva. Anche nella successiva Politician l’assoluto protagonista è Jack Bruce ed il suo Gibson Eb-3. Con quelle scosse telluriche che era in grado di produrre si mette al pari con il suo amico/nemico Eric, coadiuvato dal solito ottimo Baker. Il primo lato del vinile aveva solo questi due pezzi, ovviamente, dilatati all’inverosimile rispetto alle controparti in studio.
Un altro electric blues apre la seconda facciata, la cover di Sitting On The Top Of The World. Va detto che questa registrazione sicuramente influenzò i più degni eredi del supergruppo inglese guidati, guarda caso, da uno che Clapton lo aveva praticamente sostituito: i Led Zeppelin di Jimmy Page. I tre inediti in studio non sono tre capolavori, va detto. Badge è un pezzo sempliciotto di Clapton caratterizzato dalla presenza dell’effetto Leslie e sorretta da una bella frase di basso. Da segnalare la presenza di una chitarra ritmica suonata da tale “Angelo Misterioso”. Chi è mai questo oscuro musicista? Semplicemente George Harrison, all’epoca ancora in forza ai Beatles, e vecchio amico di Slowhand. Così come Eric suonò il solo in While My Guitar Gently Weeps (contenuto nel mitico White Album) senza essere menzionato, George ricambiò il favore. Doing That Scrapyard Thing è un brano di Bruce anch’esso pesantemente influenzato dai Beatles mentre chiude il disco (e la loro carriera) il solito “brano-cazzata made in Baker”, What A Bringdown.
Si chiude la storia del primo grande super gruppo blues/rock, nato con intenzioni bellicose e poi perso nella routine e nella voglia da parte dei musicisti di emergere ad ogni costo. I dischi pubblicati saranno ancora due, Cream Live e Cream Live vol. II, manifesti della loro potenza dal vivo. Preferiamo consigliarvi la ricerca di uno degli innumerevoli bootleg ove potrete sentire il vero calore e furore che la Cremeria era in grado di produrre. Nel 2005 i tre si riuniranno per una reunion alla Royal Albert Hall ma l’operazione avrà solo il sapore di commercialità, quindi per noi la storia finisce qui.
Tracce:
1. I’m So Glad
2. Politician
3. Sitting Of The Top Of The World
4. Badge
5. Doing That Scrapyard Thing
6. What A Bringdown

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