
SAMARKAND HOTEL
That cursed September 18th
Quel maledetto 18 Settembre 1970, ci lasciava il più grande chitarrista di tutti i tempi: James Marshall Hendrix
a soli 27 anni
Monika Dannemann
Ricorda un giorno buio del settembre 1970

Le ultime ore di vita di Jimi Hendrix stanno nella testimonianza di Monika Dannemann.
Nata da una ricca famiglia tedesca, Monika era un’artista di talento la cui carriera di skater era stata interrotta da un infortunio. Incontrò per la prima volta Jimi all’inizio del ’69 e non lo avrebbe rivisto se non pochi giorni prima della sua morte, sebbene abbia affermato che Jimi rimase sempre in contatto con lei, attraverso lettere che non ha mai permesso a nessuno di vedere.
Casa sua si trovava in una strada silenziosa ed elegante, con lo stesso esatto aspetto che aveva all’epoca della morte di Jimi: straordinari capelli biondi, pesantemente truccata, un abito di velluto e un gran dispiego di gioielleria. La sensazione che per lei il tempo si fosse fermato aumentò: le pareti muri erano ricoperte dai suoi lavori, e tutti i dipinti avevano Hendrix come soggetto. La casa era come un santuario.
La storia era la stessa riferita al medico legale che si occupò del caso di Jimi e in seguito a tutti i giornalisti e gli scrittori che durante i 20 anni precedenti avevano tentato di scoprire cosa fosse successo.
Il succo della storia era questo: per Jimi era stato prenotato il Cumberland Hotel nei pressi del Marble Arch, ma lui in realtà alloggiava con Monika nell’appartamento al pianterreno del Samarkand Hotel, a circa 10 minuti di macchina. Durante il pomeriggio del 17 settembre, lei e Jimi erano andati con alcune persone che avevano appena incontrato in un appartamento dalle parti di Baker Street.
Tornarono al Samarkand verso le otto e mezza di sera e vi restarono fino alle prime ore del mattino, quando Jimi chiese di essere accompagnato in auto in un’altra casa non distante dal Cumberland Hotel, con l’intenzione di comunicare alla perennemente gelosa Devon Wilson, che era venuta in volo con Alan Douglas e sua moglie, che adesso era fidanzato e si sarebbe presto sposato.
Monika fece scendere Jimi, ripassò a prenderlo 30 minuti più tardi e insieme tornarono al Samarkand, circa alle tre del mattino. Parlarono, poi Monika preparò a Jimi un panino e si misero a letto circa alle sei. Monika prese un sonnifero e si addormentò. Si svegliò alle 10 e, visto che Jimi dormiva, uscì a comprare le sigarette. Quando tornò, circa dieci minuti più tardi, si rese conto che Jimi era stato male ma non riuscì a svegliarlo.
Non sapendo chi fosse il medico di Jimi, fece qualche chiamata ai suoi amici e riuscì a parlare con Eric Burdon, che le disse di chiamare un’ambulanza. Erano le 11:18 di mattina e l’ambulanza arrivò nove minuti dopo. Monika raccontò che i conducenti dell’ambulanza erano molto rilassati e non usarono sirene, e che lei salì per accompagnare Jimi al St Mary Abbott Hospital. Monika aspettò nei dintorni e fu poi informata da un’infermiera che Jimi era morto.
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Morì suicida per avvelenamento da monossido di carbonio all'età di 50 anni a Seaford, nell'East Sussex . Aveva perso una battaglia legale in corso con un'altra delle fidanzate di Hendrix, Kathy Etchingham , due giorni prima.