Quante sono le band che, pur rivestendo una importanza storico-compositiva elevatissima, non hanno mai ottenuto il successo pieno, relegati in un limbo posto tra la gloria ed il mare magnum dei gruppi semplicemente discreti? Tanti, tantissimi; ed uno dei più scandalosi ed eclatanti esempi in tal senso è costituito dagli Uriah Heep. E’ mai possibile che una singola critica di una ferocia gratutita abbia potuto segnare così profondamente gli inizi della carriera di questi musicisti? La critica è quella della giornalista Melissa Mills, che scrisse letteralmente: "Se questo gruppo sfonderà, io mi suiciderò". Per poter valutare correttamente quanto ciò abbia influito, assieme alle altre critiche negative ricevute a palate, sulla carriera degli Uriah Heep, bisogna considerare che nel 1970 il mondo della critica musicale era strutturato in maniera profondamente diversa da oggi, ovviamente in primis a causa delle differenze tecnologiche, dato che internet esisteva solo in forma embrionale anche se l’invenzione, solo dalla seconda metà dei 90's comincia a diventare fenomeno di massa, ma più che altro ciò conferiva ai critici un potere mostruoso, dato che l’informazione indipendente era un concetto futuribile. In questo quadro una parola poteva stroncare o spianare la via ad un gruppo, e qui la Mills stroncò. Gli Uriah Heep furono tra i primi a stabilire i canoni dell'hard rock british, assieme alla triade (non Moggi/Giraudo/Bettega, ma Zeppelin/Purple/Sabbath, spesso stroncati anche loro), proponendo una potente miscela di hard rock radicato nel blues e con un impianto gotico di fondo, strutturato su costruzioni vocali complesse imperniate sull’ottimo vocalist David Byron, sostenuto da tutti gli altri membri della band, e comunque in anticipo su certe soluzioni prog prossime venture, e sulle varie Melisse Mills che inquinavano la critica.
Gli Uriah Heep arrivarono all’incisione con parecchio materiale a disposizione, e quanto non registrato su questo album finirà solo nel '93 su The Landsome Tapes. Del disco uscì anche una versione nordamericana, che si differenziava per la cover e per l’assenza di Lucy Blues, sostituita da Bird of Prey. L’LP si apre con uno dei classici degli Uriah Heep: Gypsy, composta all’Hamwell Community Centre e con i Deep Purple e gli Sheperds Bush a provare nella stanza accanto. Il lavoro di Box e di Hensley chiarisce subito la qualità dell’Heep-sound, imperniato su un riff pesante ed esaltato dal duo Newton/Olsson (quest’ultimo suggerito da Elton John, che poi lo richiamerà con sé); Gypsy offre anche una prova delle qualità vocali di Byron, potente ed evocativo, pur lavorando su toni alti, ed è un condensato di tutte le sfaccettature musicali offerte dal gruppo albionico, spaziando tra hard rock aggressivo, momenti psichedelici ed oscuri, fino al pathos assoluto della chiusura. Un altro grande riff (non eccelso tecnicamente, ma dotato di gran gusto), al servizio dell’ugola di Byron per Walking in Your Shadow, per poi spiazzare l’ascoltatore nella successiva Come Away Melinda. Lucy Blues nulla toglie e nulla aggiunge al platter, glissiamo. La B-side si apre con l’aggressiva Dreammare, riff tagliente, Byron ispirato, ma soprattutto una straordinaria prova vocale da parte di tutti, assecondati anche da un testo d’effetto. Solo discreto hard rock per Real Turned On, ma con la goticheggiante I'll Keep on Tryin' si riprende quota, fino ad un inaspettato intermezzo vocale, struggente ed irreale, quasi insostenibile fino a che il wah-wah di Box reintroduce un isterico Byron e ricrea una atmosfera da collasso.
Si chiude con il pezzo più interessante del lotto, che pare di impianto jazzistico, nervosamente discontinuo nel suo sviluppars: sembra sfuggire di mano, non decidere in quale direzione puntare, atmosfera alla quale contribuisce un testo pseudo-religioso liricamente riversato nei nostri padiglioni auricolari dal vibrato di Byron, per arrivare ad una delle più belle chiusure della storia del rock, con una chitarra capace di regalarci atmosfere sospese e poco definite su uno sfondo sfocato. Forse leggermente discontinuo, ma una delle pietre miliari dell’hard rock europeo, che bisogna onorare, perché è a cose come queste che dobbiamo alcune delle cose migliori che ascoltiamo oggi.
Songs / Tracks Listing
1. Gypsy
2. Walking in Your Shadow
3. Come Away Melinda
4. Lucy Blues *
5. Dreammare
6. Real Turned On
7. I'll Keep On Trying
8. Wake Up (Set Your Sights)
* Scambiato con "Bird of Prey" nell'edizione americana
Bonus tracks on 1996 remaster:
9. Gypsy (single edited and remixed version)
10. Come Away Melinda (alternate version)
11. Born in a Trunk (outtake of a song first released on "The Lansdowne Tapes")
Bonus tracks on 2003 Sanctuary expanded edition:
9. Bird of Prey (original single B-side = US album version)
10. Born in a Trunk (alternate version) *
11. Come Away Melinda (alternate version) *
12. Gypsy (extended mix) *
13. Wake Up (Set Your Sights) (alternate version) *
14. Born in a Trunk (instrumental version) *
15. Dreammare (BBC 5th May 1970 live version) *
16. Gypsy (BBC 5th May 1970 live version) *
* Previously unreleased
Line-up / Musicians
- David Byron / lead vocals
- Mick Box / lead guitar, acoustic guitar, vocals
- Ken Hensley / organ, Mellotron, piano, slide guitar, vocals
- Paul Newton / bass guitar, vocals
- Ollie Olsson / drums & percussion (4,5)
With:
- Colin Wood / keyboards (3,8)
- Alex Napier / drums (excl. 4,5)
- Keith Baker / drums (4-US only)