I Van der Graaf Generator sono uno dei gruppi più significativi del rock progressivo inglese degli anni settanta, nati nel 1967 da un gruppo di studenti dell'Università di Manchester.
Il generatore di Van de Graaff è un generatore elettrostatico e a quanto pare l'errata trascrizione del nome è accidentale.
La band inizialmente è costituita da Peter Hammill (voce), Nick Pearne (organo) e Judge Smith (batteria e fiati). Firmano un contratto, ma incidono solo un singolo: People you were going to e si sciolgono a metà del 1969.
Sempre nel 1969, durante le registrazioni di quello che avrebbe dovuto essere un album solista di Peter Hammill, i VDGG si ricostituiscono. La nuova formazione comprende: Peter Hammill (voce, pianoforte e chitarra), Keith Ellis (basso), Hugh Banton (tastiere) e Guy Evans (batteria). L'album The aerosol grey machine viene inzialmente pubblicato solo negli Stati Uniti.
La formazione cambia di nuovo Ellis abbandona e viene rimpiazzato da David Jackson (sassofono e flauto) e Nic Potter (basso). Creano un nuovo sound, abbandonano i toni psichedelici per un suono più strutturato e cupo.
Incidono The Least We Can Do Is Wave To Each Other, seguito da H to He, Who Am the Only One. Durante le registrazioni di quest'ultimo Potter lascia il gruppo e viene sostituito dai pedali bassi dell'organo di Banton.
Hammill/Banton/Jackson/Evans viene oggi identificata come la "formazione classica" dei VDGG. Si tratta di una formazione assolutamente atipica nel panorama rock, che riusciva a ottenere sonorità paragonabili, per potenza e aggressività dei suoni, a quelle degli altri gruppi rock, senza usare né la chitarra elettrica né il basso. Il loro successivo album, Pawn Hearts (1971), è considerato l'album meglio riuscito della loro intera discografia. L'album ha un notevole successo e registra il più grande numero di vendite in Italia, dove rimane nelle top-ten per 12 settimane. La band si impegna in un lungo tour fra il 1970 e il 1972, ma a causa di difficoltà economiche, Hammill abbandona per iniziare la carriera solista.
Il trio rimasto registra con il nome di The long hello un album strumentale con Potter, Ced Curtis e Piero Messina (1973).
Hammill rimane in ottimi rapporti con Banton, Jackson e Evans che contribuiscono più volte ai suoi lavori solisti.
Nel 1975, si riuniscono e incidono tre album in dodici mesi: Godbluff, Still Life e World Record.
Dopo questo album sono Banton e Jackson ad abbandonare. Torna Nic Potter e Banton viene sostituito da un violinista, Graham Smith a cui si aggiunge anche il violoncellista Charles Dickie. Abbreviano il proprio nome in Van der Graaf. Incidono solo un album: The Quiet Zone/The Pleasure Dome nel 1977, si sciolgono nel 1978, dopo un album live: Vital che viene registrato dal vivo il 16 gennaio 1978 al Marquee Club. David Jackson torna a suonare con il gruppo, comparendo come ospite nella seconda parte del concerto.
Dopo lo scioglimento viene pubblicato un altro album di materiale nuovo: Time vaults.
Nel 2004 la band decide di ricominciare a scrivere e a incidere un nuovo album. Viene pubblicato un doppio CD: Present.
Segue, il 6 maggio 2005, un concerto al Royal Festival Hall di Londra e un tour europeo.
Nel 2008 la band intraprende un nuovo tour in seguito alla pubblicazione del nuovo album dal titolo Trisector, ne segue un altro nel 2009.
The Least We Can do is Wave to Each other è in pratica il vero esordio dei Van der Graaf Generator. Entra David Jackson con il suo doppio sax, figura fondamentale che caratterizzerà il suono dei VDGG.
Il suono del gruppo tende molto ad atmosfere cupe e gotiche, retaggio dell'amore di Hammill per la narrativa gotica di autori quali Edgar Allan Poe.
Con questo album i VDGG si concentrano ancora di più tentando di ampliare la proposta musicale che col precedente disco: The Aereosol Grey Machine del '69 non era ancora riuscita ad affermarsi. Di ciò sono due esempi lampanti i capolavori che portano il nome di After The Flood e Darkness, due perle dove gli strumenti danzano in maniera elegante, lasciando all'ascoltatore il compito di far propria questa bellezza e le strutture ritmiche sono concepite nel minimo dettaglio. Altro esempio è Whatever Would Robert Have Said, in cui le emozioni donano la tranquillità di alcuni suoi riff, per poi dar seguito ad incalzanti note su cui poi la canzone si sviluppa, proprio come per White Hammer, altro affascinante brano. Per non parlare poi della splendida Refugee o ancora delle soffuse note di Out Of My Book, altre due canzoni dal notevole contenuto artistico, anche se su livelli leggermente inferiori.
Così gli organi e le tastiere di Hugh Banton, la chitarra e la voce di Peter Hammil e i fiati del grande David Jackson diventano le chiavi di questa musica votata non solo alla bellezza stilistica, ma anche alla profondità esistenziale.
Tracce:
1. Darkness
2. Refugees
3. White Hammer
4. Whatever Would Robert Have Said?
5. Out of My Book
6. After the Flood
Formazione:
Peter Hammill - Voce, chitarra, pianoforte
Hugh Banton - Tastiere, voce di supporto
Guy Evans - Batteria
Nic Potter - Basso elettrico, chitarra elettrica
David Jackson - Sassofono, flauto, voce di supporto