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Il "tradimento" di Dylan

FESTIVAL DATES 
THURSDAY, JULY 22
FRIDAY, JULY 23
SATURDAY, JULY 24
SUNDAY, JULY 25
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25 Luglio 1965

 

Al Festival di Newport Dylan si presenta sul palco per la prima volta accompagnato da un gruppo (la Paul Butterfield Band) ed esegue i pezzi elettrici della sua ultima produzione. Il pubblico lo fischia e Dylan esce (secondo alcuni in lacrime) dal palco al culmine della contestazione per rientrare in scena dopo vari minuti convinto dagli organizzatori ad eseguire qualche canzone da solo con la chitarra acustica e l'armonica. E' la rottura totale con il pubblico dei puristi del folk.

A Newport, Dylan era atteso con trepidazione perfino eccessiva, la gente continuava a chiedere: "Non è arrivato, ancora? Quando arriva?" e invece del personaggio in blue jeans e camicia da lavoro che era arrivato nel 1964 per interpretare il ruolo del Pifferaio Magico, eccotelo arrivare in compagnia di Bob Neuwirth e Al Kooper in camicia a pallini con le maniche a sbuffo e occhiali da sole. Un'immagine molto, molto diversa. Avevano preso alloggio in un lussuoso hotel appena fuori città, e si comportavano come un clan, tenendo alla larga gli altri.

La folla che circondava il Seminario dei Cantautori era talmente grande che stava inondando anche gli altri seminari. La gente si lamentava, e chiedeva a gran voce che venisse alzato il volume a Dylan a discapito degli altri seminari: una cosa che andava contro a quello che si supponeva fosse lo spirito del festival. Grossman divenne il bersaglio dell'ostilità degli organizzatori, ai quali, peraltro, non era mai stato molto simpatico: era sempre stato ritenuto, per così dire, uno dei mercanti che profanavano il tempio, e non un sacerdote. Grossman, da parte sua, si comportava in maniera arrogante, soprattutto ora che Dylan era tanto famoso; cioè, era molto calmo, ma il suo modo di essere calmo faceva girare le palle a più di una persona.

Peter Yarrow aveva esercitato un sacco di pressioni perchè la Butterfield Blues Band venisse inserita nel programma, un'idea alla quale Lomax si era tenacemente opposto sin dall'inizio. Sembrava avercela con Butterfield, anzi, contro qualunque bianco osasse suonare blues. In ogni caso, Lomax venne costretto a inserire la band in cartellone, e quando salì sul palco per presentarli, rivolse al pubblico un discorsetto nel quale trattò la band con molta sufficienza. Quando la band attaccò la propria esibizione, Lomax scese dal palco e venne affrontato da Grossman, il quale gliene disse quattro a proposito della presentazione che Lomax aveva appena fatto al gruppo. Una parola tirò l'altra, ed ecco che dopo un po' i due, nessuno dei quali era quello che si può definire un mingherlino, cominciarono a darsele di santa ragione, rotolandosi addirittura per terra. Dovettero separarli, altrimenti chissà quanto avrebbero continuato. Lomax indisse immediatamente una riunione d' emergenza del comitato organizzatore che quella sera stessa votò per l'allontanamento di Grossman dal terreno ove si svolgeva il festival. George Wein, che era un consigliere senza diritto di voto del comitato organizzatore, si fece avanti e disse: Guardate, io non ho diritto di voto, perciò la scelta spetta a voi, ma una cosa vi dico, che se mandate via Grossman, state pronti a vedere andar via anche Dylan, Peter, Paul & Mary e Buffy Saint-Marie. Pertanto, il comitato organizzatore ritirò il provvedimento di allontanamento emanato a carico di Grossman, ma la cosa non servì certo a far diminuire la tensione".

Michael Bloomfield: C'eravamo tutti, a Newport: io, Kooper, Barry Goldberg, e questo negro Jerome, che suonava il basso, era lui quello che incasinava più di tutti le cose. Eravamo tutti in una stanza e c'era Odetta a vederci e Mary Travers e quello che suonavamo faceva veramente schifo, finchè non venne l' ora di salire sul palco e io e Barry dovemmo andare a vomitare nei cessi pubblici.

Tra la fine del concerto di Domenica pomeriggio e l'inizio del set della Butterfield Blues Band, previsto per quella sera, c' erano due ore di tempo, pertanto facemmo sgombrare la zona e facemmo il nostro soundcheck. Sapevamo che Dylan voleva suonare qualcosa assieme ad altri musicisti, ed era ovvio che un soundcheck fosse necessario.

Avevamo preso la precauzione di far fare a quasi tutti gli altri artisti che si sarebbero esibiti la Domenica sera il proprio soundcheck al mattino. Non avevamo sentito Dylan, ma avevamo fatto in modo di lasciargli a disposizione questo intervallo di tempo. Egli aveva intenzione di esibirsi con la Butterfield Blues Band e Al Kooper all'organo. Sistemammo il palco come volevano loro, che poi era il modo in cui andava comunque sistemato per la Butterfield Blues Band. Cominciarono a suonare, e fin dalle prime note fu chiaro che erano grandi! Tutti ci rendemmo conto che la loro esibizione avrebbe rappresentato qualcosa di significativo. Dissi loro: Quante canzoni avete intenzione di suonare? Butterfield, Bloomfield e Dylan si guardarono l'un l'altro e risposero: Be', ne abbiamo pronte solo tre, perciò tante ne faremo".

Pete Seeger: Non fu un vero soundcheck. Armeggiarono un po' con i loro strumenti, e l'unica cosa che sembravano volere era più volume e continuavano a ripeterlo.

Liam Clancy: Quell'anno filmai l'intero festival, ero posizionato in cima a una piattaforma alta tre metri e mezzo circa e avevo un tele obiettivo in modo da poter zoomare sul palco. Quando Dylan salì sul palco fu subito chiaro che era fatto, barcollava qua e là per il palco con una camminata alla Chaplin.

Dylan non salì sul palco alla fine della serata, ma a metà circa, il penultimo a esibirsi prima dell'intervallo, erano le 21:15 circa. Io ero salito sul palco prima di lui per sistemare gli amplificatori ai giusti livelli e insieme a Rotschild avevamo preparato tutto a puntino. Quando attaccarono le prime note di Maggie's Farm, diciamo che per gli standard di oggi il volume non era quella gran cosa, ma per quei tempi era quanto di più fragoroso chiunque avesse mai sentito. Il volume, fu tutta questione di volume. Non fu soltanto la musica, non fu solo il fatto di essere salito sul palco accompagnato da una band elettrica. Era stato fatto di tutto perche fosse Rotschild a mixare l'esibizione e non qualche sconosciuto tecnico del suono che aggeggiasse con i controlli fino a fare raggiungere al sound il bilanciamento necessario, ammesso che ci riuscisse. Insomma, con Rotschild non c'era il pericolo che venisse fuori un brutto mixaggio e infatti non fu così, si trattò di un concerto di rock 'n' roll dal sound poderoso, con le palle e mixato da mani esperte. Non appena ebbi messo a posto le cose sul palco, corsi verso il settore riservato alla stampa, cioè di fronte al palco, poi di fianco al palco, sempre pensando "Grandioso!" Mentre mi stavo godendo il concerto, qualcuno mi prese per un braccio, e mi disse: Sarà meglio che tu vada nel backstage, c' è qualcuno che ti vuole parlare. Così feci, e mi trovai davanti Seeger, Lomax e penso Theodore Bikel o qualcun altro, che mi dissero: Il volume è troppo alto! Dovete abbassarlo! È una cosa insopportabile! Erano incazzati, ma incazzati neri. Io risposi: Non sono io il responsabile del sound, il mixer è là in mezzo al pubblico. Così, Lomax chiese: Come faccio ad arrivare fin là? Dimmelo, ci vado io. Risposi: Be', Alan puoi andare fino in fondo, sono solo ottocento metri, puoi spostarti verso il centro, mostrare il tuo distintivo all'ingresso e passare per il corridoio centrale fino al mixer. Lui replicò: Come, non c' è un modo più veloce? Risposi: Bè puoi sempre scavalcare la staccionata, dando contemporaneamente un'occhiata al suo panzone! Lui disse: Ascolta, vacci tu, puoi farcela meglio di me. Vai là e gli dici che il comitato organizzatore gli ordina di abbassare il volume. Accettai e scavalcai la staccionata in un punto in cui tutti, salendo sopra una scatola avrebbero potuto passarvi sopra. Quando arrivai là, penso che fossimo ormai giunti all'inizio del secondo brano e c'erano Grossman, Neuwirth, Yarrow e Rotschild tutti seduti attorno al banco del mixer, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro, visibilmente soddisfatti di se stessi, mentre intanto il pubblico stava dando fuori di testa. C'era persino gente che litigava, c'era chi fischiava e chi invece applaudiva fino a spellarsi le mani. Io riferii il messaggio di Lomax, e Peter Yarrow disse: Di' ad Alan Lomax di andare a fare in culo, accompagnando la frase con un gesto inequivocabile. Io risposi: Dài, Peter, non mettermi nei casini! Allora egli disse: Bè di' ad Alan Lomax che il comitato organizzatore del festival è più che adeguatamente rappresentato qua al banco del mixer, che abbiamo tutto perfettamente sotto controllo e che riteniamo che i livelli sonori siano perfetti. Così, tornai indietro, scavalcai di nuovo la staccionata e, giunto a destinazione, tutto quello che riuscii a vedere di Pete Seeger fu la sua schiena che scompariva in distanza lungo la strada che oltrepassava il parcheggio. Venni nuovamente affrontato da Lomax e Bikel, schiumanti di rabbia, ai quali riferii il messaggio di Yarrow; loro si limitarono a imprecare e a digrignare i denti, anche perchè, ormai, l'esibizione era quasi terminata.

Al Kooper: "Accadde che, in Maggie's Farm sbagliammo a entrare e così il battere cadde, anzichè sulla seconda e sulla quarta battuta, sulla prima e sulla terza. Sono cose che accadono, si sa, ma quando accadono di solito succede un disastro, e così fu. Io mi persi del tutto.

Al Kooper: "Non c'era dubbio, il pubblico stava fischiando, ma solo perchè l'esibizione era stata troppo breve, solo tre canzoni. La gente aveva pagato un sacco di soldi, e penso che a nessuno fregasse alcunche degli altri artisti che erano in programma. Erano venuti per vedere Dylan ed egli aveva suonato solo tre canzoni, quando uno come Son House aveva suonato per quarantacinque minuti.

Like a Rolling Stone era al primo posto in classifica o giù di lì, per cui non so cosa la gente si aspettasse di sentire, Who Killed Davey Moore, forse? Al festival però c'era stata una gran polemica riguardo al fatto che fosse stato concesso a qualcuno di esibirsi con degli strumenti elettrici, e penso che chi non approvava questa cosa si fosse mischiato a quelli che protestavano per l'eccessiva brevità del set.

 

Bob Dylan: Avevo fatto una cosa folle. Non sapevo cosa sarebbe accaduto, ma per certo so che ci fischiarono. Si potevano sentire fischi ovunque .

Dopo l'intervallo, per qualche ragione il programma perse colpi, e sul palco salì ogni sorta di vecchio, stanco, finito, barboso scoreggione comunista si potesse immaginare, gente come Ronnie Gilbert, Oscar Brand, Josh White, che allora era veramente alla frutta, Theodore Bikel finchè la serata non venne conclusa da Peter, Paul & Mary. Se ci fu una lezione da imparare, quella sera, fu che tutta quella gente era finita, e che le cose avevano preso veramente un nuovo corso.

 

Il set di Dylan a Newport '65

1. Maggie's Farm

2. Like a Rolling Stone

3. It Takes A Lot To Laugh, It Takes A Train To Cry

4. It's all over now, baby blue

5. Mr. Tambourine Man

 

 

a cura di Michele Murino

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