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Il secondo album dei Genesis, intitolato Trespass e pubblicato il 23 ottobre 1970, include i primi significativi sviluppi verso il progressive rock, genere che troverà la compiuta affermazione negli epocali lavori successivi del combo britannico.
Il full lenght d’esordio From Genesis To Revelation, uscito nel 1969, era costituito in pratica da un’anonima raccolta di canzoni attestate sul consolidato pop/rock dell’epoca (fu, peraltro, un vero disastro sotto il profilo commerciale al punto di minare la sopravvivenza stessa del gruppo).
Con Trespass, la cui stupenda copertina è opera del famoso illustratore inglese Paul Whitehead (realizzò anche altre cover di album dei Genesis, Van Der Graaf Generator, Le Orme e Peter Hammill), si vira decisamente verso altri lidi: le composizioni diventano più lunghe, elaborate, pregne di melodia ed evidenziano meglio le indubbie capacità tecniche di tutti i musicisti.
La line up non è ancora quella storica che da Nursery Crime in poi vedrà i proficui innesti di Phil Collins e Steve Hackett, tuttavia il salto di qualità risulta in tutta la sua dirompenza rispetto all’anonimo precedente lavoro.
Looking For Someone mette subito in evidenza la nuova direzione intrapresa con un grande lavoro di Tony Banks alle tastiere e di Anthony Philips alla chitarra, mentre la suadente voce di Gabriel ammalia da subito l’ascoltatore.
L’introspettiva White Mountain abbraccia più decisamente le tanto amate sonorità progressive con uno strepitoso e struggente Banks; belli i cori che vedono impegnati tutti i componenti del gruppo e davvero superlativo il flauto di Gabriel che tesse struggenti e sognanti armonie. Da notare che dalla frase del testo Outcast he trespassed where... è stata tratta l’ispirazione per il titolo dell’album.
Molto ricercati e commoventi i dolci e soavi suoni della gradevole Visions Of Angels.
Domina una soffusa armonia in Stagnation con superbe parti melodiose ed acustiche di eccelsa bellezza.
Il brano più breve, forse anche il meno convincente, è Dusk comunque molto curato nei suoni e che prosegue sulla falsa riga dei precedenti nella ricerca di atmosfere eteree.
L’apice dell’album è raggiunto nella movimentata e per certi versi inusuale The Knife con la chitarra e l’organo a tessere intrecci ritmici travolgenti: può essere considerato il primo capolavoro dei Genesis e vero e proprio cavallo di battaglia nelle esibizioni live dei primi anni settanta. Ascoltatelo nella mirabolante versione dal vivo contenuta in Genesis Live del 1973!

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Classic Rock

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