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E' ancora giovanissimo Steve Winwood, quando decide di lasciare lo Spencer Davies Group che ha appena messo a segno il colpo Gimme Some Lovin, per formare un gruppo con connotati profondamente diversi e sfruttare meglio sia il proprio immenso talento personale - senza contare quello degli altri musicisti coinvolti nel progetto - che il gusto per la ricerca sonora a cavallo del soul, del beat, della psichedelia e della musica orientale, in particolare quella Indiana. E' con queste premesse che vengono fondati i Traffic, e con le medesime che viene inciso il fondamentale snodo musicale di Mr. Fantasy.

Il nuovo ensamble fa proprie anche le esperienze jazz, rock e R'n'B, per dare vita ad un disco che si pone a tratti in diretta concorrenza, e spesso su un piano superiore, rispetto alla produzione coeva dei Beatles, la quale - è interessante notarlo - si muoveva sui binari della psichedelia, allontanandosi dalle sdolcinerie degli inizi, peraltro imposte dal loro management. Un altro punto di contatto con la band di Liverpool può essere identificato nel ruolo similare che due musicisti come George Harrison e Dave Mason ricoprivano all'interno delle rispettive realtà, ambedue responsabili dell'esplorazione della cultura Indiana in chiave psichedelica e della sua influenza sulla musica dei due gruppi mediante l'uso di sitar e tablas. Il legame tra Liverpool e Birmingham è testimoniato anche dalla partecipazione dei Traffic alle riprese del Magical Mistery Tour dopo l'uscita di Mason. A completare la formazione il batterista Jim Capaldi (forte delle esperienze con Hellions e Deep Feeling) ed il fiatista Chris Wood, già con i Locomotive.

Dopo un innovativo singolo come Paper Sun, l'uscita di Mr. Fantasy è il fortunato risultato dello scontro tra le diverse visioni musicali di Winwood, Capaldi e Wood, orientati maggiormente verso il Jazz ed il Folk, e Mason, decisamente rivolto alla lisergia incipiente, nonchè delle tensioni tra i due blocchi che fanno si che al momento dell'uscita sul mercato del vinile, Mason abbia in realtà già lasciato la band, ma invece di creare un album frammentario e poco coerente come succede quasi sempre in questi casi, il tutto genera invece una fusione stilistica riuscitissima, tanto che Mr. Fantasy può essere considerato tranquillamente come uno dei dischi più importante del periodo 61-70.

Registrato con l'ausilio tecnico di Eddie Kramer, già al lavoro con i Beatles (ancora), Mr. Fantasy è un lavoro che solo gli anni 60 potevano generare, basato su un istinto governato dalla tecnica e su una scrittura "facile", con pezzi che scorrono in maniera rilassata contemplando cambi di atmosfere ed umori che in un ambito culturale diverso sarebbero state recepite come slegate, dissonanti, fuori luogo. In quell'ultimo scorcio di anni 60 invece, e con la già richiamata lisergia alle porte, il passare da una situazione all'altra come in un trip, il basarsi su un approccio fanciullesco alla forma-canzone, il miscelare elementi così apparentemente distanti l'uno dall'altro come la voce e la chitarra Soul di Winwood e la strumentazione esotica ed esoterica di Mason, ed ancora il poterlo fare approfittando della libertà concettuale che un decennio forse irripetibile come quello d'appartenenza poteva concedere, rendono Mr. Fantasy e gli stessi Traffic incredibilmente congrui, ed ancora freschi a distanza di decenni.

Non c'è un solo filler in questo disco: Heaven Is In Your Mind è già un manifesto di anarchia concettuale controllata, con tempi e voci leggermente dissonanti e l'eccellente unione tra piano, flauto e sassofono; ed il paragone con i migliori Beatles è ancora inevitabile. Anarchia scanzonata amplificata dai cambi di tempo (da 6/4 a 4/4) e dalla gioia in Berkshire Poppies, con gli Small Faces ad occuparsi dei cori e la voglia di prendere in giro con un brano che sembra non volersi chiudere. Si torna a cambiare passo con un'altra filastrocca come House For Everyone, pezzo al quale i Madness faranno ripetutamente riferimento nella loro produzione in ogni suo aspetto, finale compreso; una specie di raga-ska ante litteram impreziosito da una visione di fondo psichedelica. No Face, No Name, No Number è una ballad in anticipo sui tempi (in Italia la rifece l'Equipe 84), almeno per ciò che attiene alla produzione Britannica, e l'uso di mellotron, flauto e clavicembalo la rendono ancora più sinuosa ed impalpabile. Dear Mr. Fantasy è un Blues apparentemente più canonico, ma a parte la sua classe ed il lavoro strumentale di tutti, sono ancora i coretti Beatlesiani a riportare a certe atmosfere. Vogliamo poi parlare del solo di chitarra prima e del finale strumentale che ancora una volta avrebbe dato materiale da sfruttare ad altri musicisti?

Nell'ipnotica Dealer possiamo apprezzare la fusione tra il flauto ed il resto degli strumenti, voce compresa. Circa l'uso del flauto poi, anche questo avrebbe dato spunti ad una band che di lì a poco sarebbe esplosa basandosi proprio su un flautista/cantante di alto profilo.

Mi spiace, ma devo ripetermi: Utterly Simple infatti è una ulteriore, pesante testimonianza, di quanto i Beatles di quel periodo ed i Traffic potessero essere in sintonia, almeno per ciò che attiene le pulsioni musicali di Harrison e Mason. Qui il sitar e le tablas la fanno da padroni, ed anche il tempo su cui si basa il brano è peculiare; ancora dispari, ovvio. Grande prova vocale di Winwood in Coloured Rain, pezzo in bilico tra il soul e le visioni acide che permeavano l'ambiente dell'epoca; mi sarebbe piaciuto molto vedere l'effetto di un pezzo simile dal vivo su un pubblico... ricettivo. Altra filastrocca "semplice" - e forse non esaltante - con Hope I Never Find Me There prima di chiudere le danze con Giving To You. Il pezzo parte in maniera caotica, con un sovrapporsi di voci isterico/fatte, per poi lasciare spazio ad un blues/R'n'B assolutamente irresistibile. Groove a profusione con la sempre piacevolissima presenza dell'Hammond e la chitarra di Winwood a giganteggiare, ed ancora un flauto che ricorda/annuncia una band che ho (quasi) citato in precedenza; il pezzo si chiude come era iniziato, con le voci che vanno a sfumare.

E' probabile che qualcuno si potesse aspettare una descrizione più approfondita del personaggio Winwood ed un maggiore spazio per Wood (R.I.P.) e Capaldi; bè, tutti e tre sono fantastici e tutti da ascoltare in questo disco ed altrove, ma ho voluto dare più spazio ad un personaggio come Mason che trovo sottovalutato e che, a dispetto di una carriera ancora in corso, poteva e doveva raccogliere ancora di più, anche se il suo non è certo il nome di un carneade. A prescindere dalle mie inclinazioni personali però, Mr. Fantasy è una autentica pietra miliare degli anni 60 e di conseguenza della musica in generale, che va conosciuto da ogni cultore delle sette note.

 

Tracce

 

1. Heaven Is in Your Mind – 4:16 (Jim Capaldi, Steve Winwood, Chris Wood) – Winwood e Capaldi

2. Berkshire Poppies – 2:55 (Capaldi, Winwood, Wood) – Winwood

3. House for Everyone – 2:05 (testo: Dave Mason – musica: Dave Mason) – Mason

4. No Face, No Name, No Number – 3:35 (Capaldi, Winwood) – Winwood

5. Dear Mr. Fantasy – 5:44 (Capaldi, Winwood, Wood) – Winwood

6. Dealer – 3:34 (Capaldi, Winwood) – Capaldi e Winwood

7. Utterly Simple – 3:16 (testo: Mason) – Mason

8. Coloured Rain – 2:43 (Capaldi, Winwood, Wood) – Winwood

9. Hope I Never Find Me There – 2:12 (testo: Mason) – Mason

10. Giving to You (versione dell'album) – 4:20 (testo: Capaldi, Mason, Winwood, Wood) – Strumentale

Classic Rock

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