Classic Rock
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10
Non ci sono storie, con l'avvento di Steve Hackett e di Phil Collins una volta assestata quella che diventerà una delle formazioni più importanti della storia della musica, i Genesis, si segnalano prepotentemente come una delle migliori band del nuovo movimento progressive britannico, scalando le classifiche e riempiendo le platee durante le loro esibizioni. Il primo, alla sei corde, con la sua tecnica riesce finalmente a tener testa alle scorribande sui denti d'avorio del maestro Tony Banks, mentre il secondo, dietro alle pelli, porta una ventata di freschezza e positività, nonché ritmiche innovative, facendoci sentire cose che prima non avevamo mai ascoltato su un disco dei Genesis. Con il precedente "Nursery Cryme" avevano dato vita ad un piccolo capolavoro, ma non per questo erano spaventati dall'ingombrante figura di un album quasi perfetto, i nostri erano vogliosi di continuare la loro vertiginosa ascesa, avevano ancora voglia di migliorare e perfezionarsi ulteriormente (se mai questo fosse possibile), e soprattutto, avevano ancora voglia di sorprendere. Perso per strada il vecchio produttore, la Charisma gli affianca un certo Bob Potter, in modo da lavorare sul quarto album, quello che sarà un'altra pietra miliare della musica, intitolato "Foxtrot", ma purtroppo, non scocca la scintilla. Con una buona dose di presunzione, il nuovo produttore entrava spesso in contrasto con le idee della band, sovente non apprezzava le nuove composizioni, in particolare, una rovente diatriba si accese riguardo la monumentale introduzione di mellotron (che nel frattempo avevano acquistato dai King Crimson) di "Watcher of the Skies", che riteneva in maniera inappropriata, "orrenda ed alquanto inutile". Per Tony Banks e compagni invece la lunga introduzione era roba tosta ed innovativa, quindi dopo una serie di accese discussioni, decisero di prendere la più drastica delle decisioni, licenziandolo. Al suo posto arrivò David Hitchcock, che precedentemente aveva portato alla ribalta i Caravan. A dire il vero le cose non andavano benissimo nemmeno con il nuovo arrivato, ma perlomeno non era continuamente in conflitto con le idee della band. Sembrava essere un po' spaesato di fronte a tanta genialità, Peter Gabriel e compagni dovevano stargli sempre con il fiato sul collo per ottenere il sound perfetto. Le nuove composizioni stavano prendendo forma velocemente, "Watcher of the Skies" divenne un classico ancor prima di essere registrata. La spaziale introduzione di mellotron era l'ideale per iniziare i concerti, combinata ai giochi di luce ultravioletti e avvolgenti nuvole di fumo dispensate dalla macchina del ghiaccio, creava l'atmosfera ideale per valorizzare tutta la teatralità di Peter Gabriel, che ammutoliva le platee presentandosi con l'eye-glow attorno agli occhi illuminato dalle lampade fluorescenti, con indosso un lungo mantello scuro e un copricapo a forma di ali di pipistrello. L'impatto scenico era veramente roba forte e lontano anni luce da tutto quello che le altre band proponevano durante le loro esibizioni. Nonostante le tribolate vicissitudini, il nuovo album si avvicinava molto a quello che da tempo quel pugno di perfezionisti tentava di fare. L'album non mostrava punti deboli, ed i nostri lavoravano sodo tutti insieme come se fossero un'unica unità che si muoveva verso una meta ben precisa. Il fiore all'occhiello era la lunghissima suite "Supper's Ready", iniziata con il vecchio ingegnere del suono e terminata con il nuovo fonico John Burns, arrivato con il cambio di produzione. Man mano che la suite prendeva forma, lasciava presagire che sarebbe diventata una delle loro canzoni più importanti, anche se in fase di composizione aveva creato qualche problema, in quanto Steve Hackett si accorse di alcune stonature sulle parti di chitarra, ovviate con una diminuzione dei BPM, anche se a detta del Chitarrista di Pimlico, ancora oggi, quando ascolta il brano, la cosa lo rende di malumore. L'imponente suite rafforzò le ambizioni della band, in una intervista Steve Hackett ha affermato che dopo aver composto "Supper's Ready", quando usciva dallo studio, era invaso dalla voglia di riascoltarla ripetutamente, e questo non era mai accaduto con le precedenti composizioni.