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Il primo prodotto del “nuovo vecchio corso” del quintetto londinese è il fantastico Beggars Banquet, primo di una quadrilogia eccezionale che proietterà definitivamente nell’Olimpo dei grandi le Pietre Rotolanti. Il sound, più prettamente americano, riecheggia indubbiamente tanto della grandezza compositiva del gruppo, quanto della lunga e proficua esperienza di Jimmy Miller, cui va ascritto il giusto merito per ciò che concerne il successo di Beggars Banquet e dei suoi successori.
Ad aprire l’album in questione è uno dei brani più famosi della band e, con tutta probabilità, della storia del rock in generale, la famosa e famigerata Sympathy for the Devil: ispirata dagli scritti di Baudelaire e Bulgakov, è notoriamente narrata in prima persona da Sua Malvagità Lucifero, che ci tiene a rivendicare il proprio ruolo in alcuni degli eventi più sanguinosi del Novecento e della storia umana, in modo quasi canzonatorio. Come è altrettanto noto (e come peraltro era facilmente immaginabile), le liriche del brano suscitarono enormi polemiche e le inevitabili accuse di satanismo rivolte alla band, quando in realtà, mediante una analisi testuale neppure troppo approfondita, è possibile intuire che Lucifero sia l’essere umano in quanto tale, capace nel proprio profondo di atrocità inimmaginabili. Musicalmente, il brano è brillante tanto quanto il suo provocatorio testo: innestato su una base samba, è reso indimenticabile dall’uso combinato di maracas, pianoforte e, naturalmente, chitarra, con Richards autore di un assolo al vetriolo. No Expectations, totalmente differente, è una bella e malinconica ballata dal sapore country, dove si mette in evidenza Brian Jones, con la sua slide guitar che sostiene il dolce cantato del singer; il country, peraltro, anima anche l’irriverente Dear Doctor, punteggiata dall’armonica e, curiosamente, mai eseguita dal vivo in decenni di carriera a concerti in ogni parte del mondo, almeno ad oggi. Parachute Woman, viceversa, dotata di un testo fra i più ricchi di doppi sensi della storia musica, è un omaggio al ruvido blues nel quale i The Rolling Stones sguazzavano alle loro origini e conquista con il suo incedere ossessivo ed il riverbero ipnotico degli strumenti. La lunga Jigsaw Puzzle, vagamente dylaniana, ritorna ad uno stile più country e, al pari di Dear Doctor, non è mai stata eseguita dal vivo. Che a Jagger e soci non piacciano i brani di uno dei loro album più belli e celebrati? Non ci è dato saperlo, ma possiamo goderci i meravigliosi passaggi di pianoforte di questa canzone, ad opera dell’ospite d’eccezione Nick Hopkins. Eseguita decisamente molto più spesso, la successiva Street Fighting Man, ispirata agli scontri di piazza di quell’anno, è un altro dei cavalli di battaglia del gruppo: la canzone deve il suo successo tanto al cantato di Jagger, che declama un testo di protesta animato da autentico furore, quanto al ritmo incalzante, quasi militaresco di chitarra e batteria. Prodigal Son, cover di Robert Wilkins, è country allo stato puro, più dei brani ispirati a tale stile e firmati dalla coppia Jagger/Richards: non è affatto malvagia, ma vale la pena di ascoltarla qualche volta prima di passare alla successiva Stray Cat Blues, un maligno e magnifico brano di rock stradaiolo ispirato dai The Velvet Underground. La ruvidità della canzone viene smorzata dalla successiva Factory Girl, dolce e nobilitata dal violino di Ric Crech e dal mellotron di Dave Mason, dei Traffic, che riproduce l’allegro suono di un mandolino. A chiudere l’album, infine, ci pensa la splendida Salt of the Earth (no, non possiamo citare Ligabue per plagio), un tripudio di strumenti al loro meglio di ispirazione gospel: una chiusura eccellente per un album magnifico.
Come già evidenziato all’inizio del presente scritto, Beggars Banquet è l’album con cui i The Rolling Stones si guadagnano di diritto un posto nella storia della musica: senza rinnegare nulla di quanto fatto in passato, i musicisti riprendono tutte le loro variegatissime influenze, ma lo fanno in modo squisitamente personale, con un piglio ed una magniloquenza del tutto nuovi e creano una miscellanea tanto potente quanto riuscita. Blues, country, gospel e rock puro rendono il lavoro indimenticabile dal punto di vista musicale, mentre i testi, che oscillano dall’oltraggiosamente sessuale all’impegno politico, ci offrono un Jagger più abile che mai. Non resta molto altro da aggiungere: Beggars Banquet è un album eccezionale che i The Rolling Stones troveranno il modo di eguagliare e, per certi versi, forse persino superare, ma resta una perla di valore assoluto.

 

Tracce

 

Lato A

1. Sympathy for the Devil 
2. No Expectations 
3. Dear Doctor 
4. Parachute Woman 
5. Jigsaw Puzzle 

 

Lato B
6. Street Fighting Man 
7. Prodigal Son 
8. Stray Cat Blues 
9. Factory Girl 
10. Salt of the Earth 

Classic Rock

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